Avete mai aperto un vecchio cassetto e sperato di trovare un piccolo tesoro? Siete mai andati nella soffitta della zia dove, accatastati in un angolo, impolverati e al buio, giacciono bauli, cassette e quadri che raccontano storie passate, con la speranza che vi rivelino piccoli segreti?
C’è chi, questa fortuna, l’ha avuta.
Un giorno Barbara, facendo ordine nella cantina del nonno, trova libri, quaderni e fogli ingialliti con una calligrafia antica e dei fogli protocollo che lei stessa aveva scritto sotto dettatura del nonno.
Tra le sue mani, la storia della sua famiglia, la storia di un profumo, la storia di un’intera città: Bologna.
In quella cantina Barbara, nipote del naso Livio Grandi, scopre alcuni documenti appartenuti al nonno tra cui le due formule dell’ “acqua di felsina bianca” e dell’ “acqua di felsina rossa”.
Sentimenti, pensieri ed emozioni la travolgono. Chiama immediatamente il fratello Pierpaolo. È chiaro sin da subito quello che vogliono fare: restituire alla città di Bologna il suo profumo: L’Autentica di Felsina